Quodlibet tra parassitismo e dismissione
redazionale «Il Giornale dell'Architettura» 01-07-2009
Che cosa succede quando un progetto è una porzione aggiunta di un edificio esistente, magari con una destinazione discordante rispetto al fabbricato in cui s’inserisce e/o su cui si appoggia, e/o a cui si appende? La risposta giusta, probabilmente, è che si tratta di un’architettura parassita. Se sul tema esiste un dibattito ormai consolidato, mancava un’analisi sistematica, ora offerta da «Quodlibet Studio», collana in collaborazione con la facoltà di Architettura di Ascoli Piceno giunta alla quarta uscita in poco più di un anno. Il testo di Sara Marini, intitolato proprio Architettura parassita. Strategie di riciclaggio per la città (2009, pp. 328, euro 25), nasce dalla tesi di dottorato dell’autrice presso la facoltà marchigiana, con relatore Pippo Ciorra, che firma l’approfondita introduzione. Mettendo in secondo piano le suggestioni formaliste, il criterio d’individuazione e classificazione dei parassiti architettonici è basato, nell’analisi di Marini, sul tipo di rapporto che il parassita instaura con la preesistenza, sia alla scala edilizia sia a quella urbana. Un testo imperdibile pensando all’aumento di cubature del vaticinato Piano Casa.
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